The Saddest Boy in the World
La festa di compleanno del bambino più triste del mondo.
10 – 15 | 2006 | Black Comedy | Canada | Childhood | Retro | 2006
Timothy Higgins ripercorre la sua esistenza il giorno del suo nono compleanno. Ciò a cui pensa costantemente è il suicidio.
Scritto e diretto da Jamie Travis, The saddest boy in the world è un giocattolo wesandersiano (guardando i primi fotogrammi di questo cortometraggio, si pensa subito a Wes Anderson), il microcosmo di una vita perfetta, dai colori sgargiantemente retrò e dalle texture vintage. Una perfezione asfissiante che, da ogni angolo, oggetto o personaggio della vita di Timothy, sembra urlare la frase “Kill yourself!“. Un piccolo dramma personale patinato da un’ironia colorata ma costantemente nera. Chi è Timothy, in fondo, se non quella sensazione di tristezza che ha albergato in tutti noi, almeno una volta, nella nostra infanzia? Il protagonista è forse ciò che un bambino non osa mai essere. L’infelicità a cui, solitamente, non viene associato il periodo della fanciullezza. Questa pulsione di morte – o, più tragicamente, l’indifferenza al vivere – si scorge nel volto del piccolo protagonista, negli sguardi indirizzati verso il mondo che lo circonda. Nella mente (o nella vita reale?) anche la madre sembra suggerirgli di compiere il tragico gesto.
E i palloni rossi, lanciati contro Timothy, teneramente riecheggiano il capolavoro di Albert Lamorisse, Le ballon rouge. Bambini solitari che, indifferenti alla fittizia terapia del mondo adulto, continuano comunque a vedere un’esistenza colorata. A butterfly.
Andreina Di Sanzo
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